Autoctono della Puglia, il Vino Nero di Troia, di provenienza dall’Uva di Troia, deve il suo nome, da un lato al colore rubino intenso, che molto spesso può ingannare sembrando nero, e dall’altro al suo legame con la città di Troia.
Alcuni dicono sia legato alla città di Troia, altri a Diomede, amico di Ulisse, che reduce e vittorioso dalla guerra di Troia navigò lungo il Mar Adriatico sbarcando sulle rive del fiume Ofanto e portando con sé tralci di vite che dettero origine al Nero di Troia. La storia racconta che l’Uva di Troia era originaria dell’Asia Minore, Troia, e importata in Puglia dagli Antichi Greci. La prima descrizione del Nero di Troia risale al 1877, conosciuto, nel barese, come Uva di ‘Troja’ o di Canosa. Una varietà robusta, resistente alla siccità ed abbastanza produttiva, a ceppo basso, isolato e in riga, un sistema per i romani humilis sine adminiculo e che oggi è infatti nota col nome di vigna a sistema latino. E’ coltivato nel Nord-Ovest della regione ai confini tra le provincie di Bari e Foggia. È una delle varietà contemplate dal disciplinare di produzione del Castel del Monte DOC e la sua origine in passato è stata al centro di alcune ipotesi spesso fantasiose. Tralasciando miti e leggende, si narra che i marchesi D’Avalos, di origine spagnola si insediarono nella zona sin dalla prima metà del 1500. Fu appunto Don Alfonso D’Avalos, governatore della giurisdizione di Troia, che impiantò i primi vigneti con varietà provenienti dalla Spagna.
La zona di coltivazione prediletta non è più la città di Troia, in provincia di Foggia, ma l’intera provincia di Barletta, Andria e Trani. Matura solitamente a inizio ottobre, presenta la buccia nera e spessa e la polpa dolce. Il vino che ne deriva ha una buona alcolicità e intensità. Si differenzia dalle altre principali varietà a bacca nera pugliesi, che maturano invece in maniera precoce, e viene quindi spesso definito vino tardivo. Nel bicchiere il vino per essere nero è nero e così tiene fede al vitigno di pertinenza: il suo effetto cromatico è proprio scuro profondo e, ricorda proprio il colore del melograno. ottili venature prugnose e ciliegiose ricamano un bouquet intenso e pervasivo. E’ un distillato di frutta matura che inebria la mente, intrecciato ad essenze cioccolatose, tabaccose, vanigliate e resinose. I tannini sono superbi e penetranti, ma già domati ed addolciti. Il vino ha corpo, struttura ed equilibrio e regala piacevoli sensazioni di piccoli frutti rossi, liquirizia, noce moscata e sfumature erbacee.
Il Castel del Monte Nero di Troia DOCG è sicuramente l’espressione più compiuta di questo vitigno.